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Mondo a un bivio, Global peace index in calo, a rischio conflitti più grandi

Mondo giovedì 20 giugno 2024

Livello medio di pace è sceso ancora per la dodicesima volta negli ultimi 16 anni, su circa 163 paesi, 97 hanno questo indice in peggioramento.

Di Francesca Maino

Islanda rimane il più pacifico mentre lo Yemen il più pericoloso.

Il mondo conta all’attivo 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il dato emerge dall’edizione 2024 del Global Peace Index pubblicato da Institute for Economics&Peace.

L’indice si avvale di 23 indicatori ben precisi sia quantitativi che qualitativi sullo stato di sicurezza e protezione sociale, la portata di conflitti nazionali e internazionali, e il grado di militarizzazione della zona/paese.

Grazie a questi indicatori si può stilare una classifica degli stati che va dallo stato più pacifico a quello più pericoloso o con livello di pace veramente basso.

Al vertice della classifica troviamo l’Islanda, l’Irlanda, Austria, Nuova Zelanda e Singapore, il nostro paese occupa il 33esimo posto davanti a paesi come Inghilterra Svezia e Grecia

Alla coda di questa classifica troviamo lo Yemen, seguito da Sudan, sud Sudan, Afghanistan e Ucraina. Per lo Yemen questo è il primo anno che viene classificato come paese meno pacifico al mondo da quando è stato introdotto l’indice.

L’Europa è la regione più pacifica ospitando otto dei dieci paesi più pacifici, mentre Medio Oriente e Nord Africa restano le regioni meno pacifiche al mondo.

Questo mondo in guerra quindi porta a ripensare alla cooperazione, l’impatto economico e di vite umane del conflitto non è indifferente, nel 2023 sono 162mila i decessi dovuti ai conflitti e 3/4 solo a Gaza e Ucraina.

In Ucraina si registrano 83mila morti mentre in Palestina se ne contano 33mila fino ad Aprile 2024.

L’impatto economico consta di 19miliardi di dollari, circa 2380 dollari a persona per mantenere i conflitti, aumento di 158mld di dollari rispetto ai 49.6mld di dollari per la costruzione della pace.

I settori “militarizzazione” e “conflitti in corso” sono entrambi peggiorati, mentre il settore “sicurezza e protezione” registra un leggero miglioramento. I maggiori peggioramenti su base annua si sono verificati sui finanziamenti delle Nazioni unite per il mantenimento della pace, sulla spesa militare, sulle morti per conflitti esterni e sugli indicatori di conflitti esterni combattuti.

Bisogna riprogrammarci alla pace positiva o resilienza alla pace, analizzando elementi a sostegno di società pacifiche e informare i decisori politici affinché costruiscano politiche capaci ed efficaci per costruire ponti di pace.

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Last modified: Giugno 20, 2024
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