Scritto da 7:15 am Esteri, Politica

Corte USA esonera aziende tech in causa su lavoro minorile nel Congo

Il 19 marzo 2024, una decisione cruciale è stata presa da una corte d’appello federale negli Stati Uniti, esentando cinque giganti della tecnologia da responsabilità nel contesto di accuse legate all’impiego di lavoro minorile nelle miniere di cobalto nella Repubblica Democratica del Congo. La Corte d’Appello del Distretto di Columbia ha statuito a favore di colossi come Alphabet (casa madre di Google), Apple, Dell Technologies, Microsoft e Tesla, rigettando le accuse mosse da ex bambini lavoratori e i loro legali, che li vedevano coinvolti in un’operazione che sfruttava il lavoro forzato e minorile per l’estrazione del minerale essenziale alla produzione di batterie agli ioni di litio.

di Davide Lettera

Nel processo Doe v. Apple Inc., intentato in base al Trafficking Victims Protection Reauthorization Act del 2008, le imprese erano accusate di aver deliberatamente occultato la propria dipendenza dal lavoro minorile per soddisfare la crescente domanda di cobalto. Tuttavia, la corte ha concluso che l’acquisto di cobalto attraverso la catena di approvvigionamento globale non configurasse una partecipazione diretta all’impresa incriminata secondo il TVPRA. Di conseguenza, sono state respinte anche le accuse secondo il common law per arricchimento ingiusto, supervisione negligente e inflizione intenzionale di stress emotivo.

La giudice Neomi Rao ha precisato che, sebbene i querelanti avessero diritto legale a richiedere risarcimenti, non è stato dimostrato che le aziende avessero oltre a un rapporto di acquisto con i fornitori o potessero influenzare direttamente l’uso del lavoro minorile. Ha inoltre evidenziato il coinvolgimento di numerosi altri attori, compresi intermediari del lavoro, altri acquirenti di cobalto e il governo congolese, nel contesto più ampio del traffico di manodopera.

Dell, l’unica azienda a commentare pubblicamente la sentenza, ha ribadito il proprio impegno a sostenere i diritti umani lungo tutta la sua catena di approvvigionamento, negando di aver consapevolmente fatto acquisti legati al lavoro minorile.

L’avvocato dei querelanti, Terry Collingsworth, ha criticato la sentenza, interpretandola come un incentivo per le aziende a mantenere un velo di opacità sulle proprie relazioni con i fornitori, nonostante le dichiarazioni pubbliche a favore di politiche di tolleranza zero nei confronti del lavoro minorile. Tra i fornitori citati, che non erano imputati nel processo, figurano nomi noti come Eurasian Resources Group, Glencore, Umicore e Zhejiang Huayou Cobalt, tutti con precedenti di indagini e processi legati a corruzione, inquinamento, lavoro minorile e sfruttamento.

La situazione delle miniere nei paesi in via di sviluppo, e le responsabilità che si estendono lungo tutta la catena di produzione e vendita dei metalli, rimangono un problema noto e complesso. La vicenda solleva interrogativi sull’effettiva conoscenza e responsabilità delle aziende della Silicon Valley riguardo alle condizioni di sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori, compresi i minori, e l’impatto ambientale delle operazioni minerarie da cui traggono beneficio.

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Last modified: Aprile 8, 2024
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