Pistoia (venerdì 10 maggio 2024)
Mario Periera , pistoiese , figlio del primo custode del cimitero militare brasiliano fu cacciato per una frase che prendeva di mira il presidente brasiliano Bolsonaro , custode dopo la morte del padre si ritrovò al centro dell’attenzione dell’ambasciata brasiliana , la quale lo licenziò in tronco.
Di Francesca Maino
Il fatto
Nel novembre 2021 il custode riferì frasi contro il presidente , il quale ha reagito attivando l’ambasciata per il licenziamento in tronco.
Periera quindi si è opposto a tale decisione e ha visto riconosciute le sue ragioni.
Giulia Pecchioli , giudice del lavoro ha stabilito il licenziamento illegittimo , in virtù di questa decisione Periera ha potuto ottenere un risarcimento in denaro e il versamento dei contributi previdenziali dovuti.
L’ambasciata aveva fretta di licenziare poichè non riteneva corretto che Periera potesse esprimere opinioni e critiche sul presidente Bolsonaro.
Il licenziamento quindi sarebbe avvenuto senza i dovuti presupposti legali e su questo non c’erano dubbi , si è arrivati quindi alla conclusione e soddisfazione delle richieste di Periera con l’avvocata Marica Bruni giuslavorista.
La storia del custode
Il legame al monumento votivo è viscerale in quanto suo padre Miguel , ex combattente della spedizione brasiliana in Italia ove conobbe Giuliana Menchini pistoiese , in seguito la sposò. Il padre è stato custode del cimitero dal 1947 al 1960 , il figlio invece fu assunto dall’ambasciata nel 1997.
Passando gli anni l’ambasciata ritenne opportuno affiancare un aiuto al padre nella custodia del cimitero , individuando tale figura nel figlio Mario , il quale negli anni ebbe il compito di ricercare e divulgare le gesta brasiliane in Italia , oltre alla manutenzione del cimitero.
Nel 2021 alla visita di Bolsonaro egli espresse una frase che non fu gradita al presidente :” credo che mio padre si starà rivoltando nella tomba a vedere quel presidente in visita a questo monumento” frase che costò il licenziamento dall’ambasciata brasiliana a Roma.
Trattandosi di uno posto di lavoro per conto di uno stato straniero il reintegro non è possibile ma il risarcimento ottenuto è più che soddisfacente riferisce Periera.
Last modified: Maggio 10, 2024