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Cecilia Sala, i genitori chiedono il silenzio stampa. L’Iran: «l’Italia non faccia come gli USA»

ITALIA (venerdì 3 gennaio 2025) – Sta diventando sempre più duro lo scontro tra Italia e Iran in merito alla liberazione di Cecilia Sala, la nota giornalista di ‘Chora Media’ e ‘Il Foglio’, arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre.

di Maria Chiara Bagnato

La 29enne si trovava nel Paese per svolgere il suo lavoro con un regolare visto giornalistico, quando è stata fermata dalle autorità locali e portata nel carcere di Evin, noto alla cronaca per ospitare prigionieri politici e dissidenti.

Secondo quanto dichiarato dalle autorità iraniane, la Sala è accusata di “violazione delle leggi della Repubblica islamica”, senza che però siano stati forniti dettagli sulle presunte infrazioni commesse. Rispetto a quanto detto, al momento il suo arresto risulterebbe invece ipoteticamente collegato a quello di Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato lo scorso 16 dicembre (tre giorni prima del fermo della giornalista) all’aeroporto di Malpensa dalla Digos, su richiesta degli Usa.

Proprio Abedini, attualmente detenuto al carcere di Opera, si è fatto scrivere dal suo avvocato il nome di Cecilia Sala su un foglio: “Pregherò per me e per lei”.

Mohammad Abedini Najafabadi

La tensione per la vicenda è altissima e si attende la sentenza del 15 gennaio nei confronti dell’ingegnere meccanico, accusato di cospirazione e supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica. La difesa ha richiesto gli arresti domiciliari per il 38enne, la Procura generale di Milano, (così come oltreoceano gli Usa) invece ha espresso parere negativo in merito a tale richiesta. I giudici dovranno quindi esprimersi tra pochi giorni sulla questione, tenendo in conto le valutazioni del Procuratore generale Francesca Nanni, le quali indicherebbero una situazione piuttosto inusuale: l’appartamento dove andrebbe a vivere Abedini, si trova a tre chilometri di distanza dalla sede del Consolato e l’ingegnere, andando a stabilirsi da solo, avrebbe anche l’esigenza di uscire per potersi procurare generi di prima necessità. Inoltre, ad oggi non è nemmeno stata chiesta l’applicazione del braccialetto elettronico, per il quale è necessario un consenso specifico da parte del detenuto. Dopo vari casi di fuga, come l’ultimo accaduto nel 2023, da parte dell’uomo d’affari russo Artem Uss, ai giudici spetterà quindi una difficile decisione sul da farsi.

L’Italia, negli ultimi giorni, è in stretto contatto con gli Stati Uniti per seguire passo passo gli sviluppi di questo caso internazionale. Da Washington, un funzionario Dipartimento di Stato Usa, ha fatto sapere: “in contatto con alleati e partner i cui cittadini sono ingiustamente detenuti dall’Iran” sottolineando nuovamente quanto affermato nei giorni scorsi, ovvero che gli Stati Uniti chiedono “ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti in Iran senza giusta causa”.

Contatti continui fra Roma e Washington, ci sono state anche ieri, nella giornata del vertice d’emergenza a Palazzo Chigi presieduto dalla Premier Giorgia Meloni, con i ministri competenti sul caso, quello degli Esteri Antonio Tajani e quello della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i Servizi.

La strategia del governo, al di là di quanto è ovviamente coperto dal massimo riserbo, punta alla liberazione immediata e a ottenere condizioni dignitose per Sala. La reporter nell’ultima telefonata ha raccontato ai familiari di dormire per terra in una cella illuminata 24 ore su 24, che gli sono stati tolti gli occhiali da vista e che non ha ricevuto nessun pacco proveniente dall’ambasciata (come contrariamente dichiarato in precedenza dichiarato dalle autorità italiane).

Le fonti italiane evidenziano le condizioni della giornalista decisamente diverse da quelle di Abedini a Opera. “A tutti i detenuti – ha rimarcato Palazzo Chigi nella nota dopo il vertice di ieri – è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”. Protestare formalmente contro questo arresto era l’obiettivo della convocazione dell’ambasciatrice italiana Paola Amadei, ricevuta poche ore fa da Majid Nili Ahmedabadi, dg per l’Europa occidentale del Ministero degli Esteri di Teheran.

Il diplomatico iraniano ha sostenuto che si tratta di un arresto “illegale e in linea con gli obiettivi politici ostili Usa. Ribadita la richiesta Roma rigetti la politica sugli ostaggi degli Stati Uniti e crei le condizioni per il rilascio di Abedini. E ha avvertito: “L’Italia non dovrebbe lasciare che i nostri legami bilaterali vengano indeboliti dagli Stati Uniti”

Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, durante l’appello rivolto ai media

Una situazione complessa alla quale la famiglia della cronista italiana ha chiesto il silenzio stampa, rivolgendosi direttamente ai mezzi di comunicazione per chiedere la “sospensione del dibattito mediatico” attorno al caso della detenzione della giornalista nelle carceri iraniane: “La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione. Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”. 

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Tag: , , , , , , , , , , , Last modified: Gennaio 4, 2025
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