(Mercoledì 1 maggio 2024) – Le autorità di Niger e Ciad hanno avviato l’espulsione delle forze militari statunitensi dalle proprie basi, segnando un ulteriore calo dell’influenza occidentale in Africa a favore di altre potenze, con la Russia che emerge come attore principale. Recentemente, il Niger, ora sotto controllo di una giunta militare dopo il golpe di luglio 2023, ha interrotto la collaborazione militare con gli Stati Uniti, non rinnovando un accordo esistente che permetteva alle truppe americane di operare nel paese. Il 16 marzo, la giunta militare nigerina ha dichiarato terminato con effetto immediato il trattato firmato nel 2012, denunciando la presenza militare USA come “illegale”.
di Davide Lettera
Anche il Ciad ha mosso passi simili, con il capo di stato maggiore dell’aeronautica, Idriss Amine, che ha richiesto l’allontanamento dei soldati statunitensi dall’importante base aerea di N’Djamena all’inizio di aprile, citando la mancanza di documentazione ufficiale che giustificasse la loro presenza.
Questa mossa rappresenta una significativa perdita per gli USA, poiché il Niger è stato un punto nevralgico per le operazioni militari americane nella regione del Sahel, un’area strategica per la lotta al terrorismo jihadista. Inoltre, il Niger ospitava una base aerea americana vitale ad Agadez, a oltre 900 chilometri dalla capitale Niamey, utilizzata per missioni di sorveglianza.
Il rifiuto del Niger e del Ciad alla presenza militare statunitense non è solo una decisione delle giunte al potere ma rispecchia anche un sentimento popolare, come dimostrato dalle recenti manifestazioni ad Agadez, dove la popolazione ha esplicitamente chiesto il ritiro degli americani.
La crescita dell’influenza russa in queste aree è evidenziata dall’arrivo di istruttori militari russi in Niger all’inizio di aprile, che hanno portato attrezzature per addestrare le forze locali e rafforzare la sicurezza nazionale.
Queste espulsioni sono parte di un trend più ampio in cui diversi stati africani si stanno distaccando dall’influenza occidentale, come dimostrato dai numerosi colpi di stato in Africa centro-occidentale dal 2020. Questo movimento include anche l’obiettivo di diverse giunte militari, come quelle di Niger, Mali e Burkina Faso, di introdurre una nuova moneta comune per sostituire il franco CFA, nel contesto di un più ampio sforzo di emancipazione dal dominio coloniale e occidentale.
Last modified: Maggio 1, 2024