Napoli (giovedì, 18 luglio 2024) – Il tribunale di Napoli ha emesso misure cautelari nei confronti di quattro cittadini che il 13 febbraio scorso avevano partecipato alle proteste sotto la sede cittadina della RAI, contro la censura in atto sulla TV pubblica riguardo al genocidio israeliano in corso in Palestina. Secondo i giudici, i quattro avrebbero commesso atti di “resistenza e violenza” contro i poliziotti schierati per impedire l’irruzione dei manifestanti dentro la sede RAI. Questo nonostante le immagini mostrino chiaramente come la carica sia partita dalle forze di polizia, che hanno manganellato i manifestanti, alcuni dei quali si sono difesi utilizzando calci e aste delle bandiere.
di Davide Lettera
Un gruppo di attivisti napoletano ha denunciato il provvedimento del giudice, raccontando l’inaspettato risveglio dei quattro cittadini interessati. Gli attivisti coinvolti sarebbero stati svegliati verso le 6.00 del mattino dall’arrivo delle forze dell’ordine, che li hanno condotti in questura per la consegna di quattro obblighi di firma, con conseguente identificazione. Inoltre, sono state richieste misure cautelari per altri 14 partecipanti alla manifestazione del 13 febbraio, per i quali pare sia stata richiesta l’emanazione di una serie di divieti di dimora, non ancora convalidati dal GIP. Gli attivisti hanno dichiarato che questa vicenda «ci porta ancora una volta a ragionare sullo stato della democrazia del nostro Paese», configurandosi come «l’ennesimo tentativo di criminalizzare le lotte». Questa situazione si inserisce nel contesto della crescente stretta contro le manifestazioni di dissenso promossa dall’attuale esecutivo, tra leggi di criminalizzazione della disobbedienza e frequenti episodi di violenza, come il recente caso dei No TAV. Per tale motivo, il gruppo di attivisti ha lanciato un presidio che si terrà oggi stesso a Napoli, alle ore 10.00, davanti alla sede RAI.
I 18 cittadini sotto il mirino della questura sono accusati di avere commesso atti di “resistenza e violenza” contro le forze dell’ordine durante la protesta del 13 febbraio. I cittadini napoletani si erano mobilitati per protestare contro gli episodi di censura della RAI riguardo alla copertura mediatica del genocidio in Palestina. Le manifestazioni di dissenso contro la televisione di Stato si sono poi diffuse in tutta Italia, raggiungendo Bologna, Palermo, Firenze, Roma, Milano e altre città. La società civile si era riunita per contestare la narrazione unilaterale del servizio pubblico d’informazione a sostegno di Israele, che deumanizza le 38 mila vittime civili palestinesi. Questo clima di silenziamento si è palesato anche durante il Festival di Sanremo, dove i cantanti Dargen D’Amico e Ghali, che avevano chiesto il cessate il fuoco e lo stop al genocidio, sono stati censurati. Le loro prese di posizione hanno scatenato le critiche dell’ambasciatore israeliano a Roma, a seguito delle quali l’ad della RAI Roberto Sergio ha ribadito la linea editoriale della RAI, esprimendo solidarietà al popolo di Israele e alla comunità ebraica, senza fare riferimento al genocidio in corso nella Striscia di Gaza.
Last modified: Luglio 18, 2024